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Siamo tornati dalle vacanze ed abbiamo trovato qualche piccola sorpresina.
- Il vetro del portone condominiale rotto, sigh! Un buco in un angolo ma pur sempre un buco. Acciderbola, ed io che avevo da poco lustrato via dal maniglione di ottone tre anni di ossidazione ed ero solo all'inizio dell'operazione "riportiamo il portone al vecchio splendore".
- L'armadio per esterni della terrazza collassato sulla ringhiera. Ma qui nessun danno, solo una genuina curiosità su come abbia fatto a cadere; prima d'ora il vento non l'aveva mai disturbato, deve essere venuto proprio un bel temporale per rovesciarlo. Comunque è stato un pessimo acquisto: materiale scadente, ci piove persino dentro, farei meglio a cambiarlo.
- Ma la ciliegina sulla torta, o meglio: il vero colpo di genio, è stato dimenticare dentro al bagno con finestre chiuse e tapparelle abbassate per dieci giorni il sacco dei pannolini sporchi. Ah! Aria di casa mia, finalmente, ma neanche quella di Bivona era male, ripensandoci.
Almeno ho scampato l'allagamento della cantina - e il wifi funziona ancora.
Casa mia casa mia, per piccina che tu sia, non mi fai mai annoiare.

Braava!

May. 12th, 2014 10:25 pm
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Dopo varie letture di forum, di considerazioni e di recensioni, finalmente l'ho ordinata: la (o il?) BRAAVA 380.
Trattasi di robottino automatico che passa il panno. In realtà il mio sogno segreto era la SCOOBA, infatti in prima istanza avevo puntato quello, ma purtroppo non è adatto al laminato e l'80 % di casa mia è in laminato.
Non mi resta che attenderne l'arrivo e vedere come se la cava. Ne prevedo un uso intenso a causa dell'imperdonabile ingenuità che mi ha fatto scegliere piastrelle troppo chiare per il bagno e del fatto che può essere utilizzato anche sul laminato senza rovinarlo.
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Perfino io mi sto stancando a sentirmi parlare di casa mia. Mi sembro una di quelle mamme che da quando le nasce il figlio non fa che parlare del cinno.
Comunque volevo finire la trilogia delle pareti, che si conclude con il terzo capitolo (per ora).
La decorazione più figa di casa l'abbiamo scovata a Leroy Merlin, si tratta di finti mattoni a vista. Accanto alle decorazioni serie - ossia quelle che costano un tot a metro quadro - abbiamo trovato questo parente povero ma che si presenta bene:





Al tatto sembrano rettangoli di carta vetrata, e difatti sono anche morbidi e flessibili, ma una volta appiccicati si impregnano di colla e si induriscono.
Devo confessare che il lavoro non l'abbiamo fatto noi: si capisce dal fatto che le file di mattoni sono dritte. Anche se le istruzioni sulla scatola fanno sembrare tutto molto facile, abbiamo affidato il compito a qualcuno di più esperto. Me lo dico da sola: abbiamo fatto bene.





Sono contenta di aver voluto rischiare: il risultato finale poteva anche venire una tavanata galattica. Vista da vicino si capisce che si tratta di una decorazione e non di una vera parete di mattoni, ma il salotto ha acquistato un'atmosfera così accogliente che è quasi un peccato non passare le sere stravaccati sul divano ;P





:-:
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Secondo round! La parete della camera da letto.
Avevamo già optato per il verde, c'erano varie sfumature ma anche qui abbiamo scelto un colore intenso per contrastare l'armadio bianco e il letto nero.
Ringalluzziti dall'esperienza con la cucina ci siamo lanciati ed abbiamo raddoppiato le righe bianche, creando un disegno più geometrico. Purtroppo non riesco ad inquadrare l'intera parete, per allontanarmi il più possibile ho scattato questa foto da dentro l'armadio:



Disgraziatamente la parete della camera ha un sottofondo debole che tende a sgretolarsi. E' quella che confina con il bagno, forse è colpa dell'umido o forse aveva il fondo dato male. Ci abbiamo messo tutto il giorno a dipingerla. Lo scotch carta si portava via pezzetti di vernice bianca lasciando scoperto l'intonaco... sono stati necessari ritocchi con il pennellino. Ammetto che in un punto ho usato perfino la scolorina.
Per un lavoro fatto bene dovremmo scrostarla tutta fino all'intonaco, dare il fissante e ridipingere daccapo. O questo è il piano appena inizieranno a caderci pezzetti di pittura in testa mentre dormiamo.

Inoltre una porzione di parete è stata rifatta e la vernice verde non prendeva sullo stucco nella stessa maniera che nel resto del muro, si vedeva proprio che se non avessimo dato più mani sarebbe rimasta la macchiona di verdino rappreso e pallidino. Ma poi la nostra vernice a prova di dummies ha fatto egregiamente il suo dovere, premiando i nostri sforzi con l'uniformità.
Et voilat! Ci abbiamo messo più fatica a fare il lavoro ma anche questa alla fine è fatta:



Il trucco ora è fermarci finché siamo in tempo. Prima che l'euforia del successo ci faccia credere che più colori! più scotch carta! più righe intersecate! più arcobaleni dipinti a caso! siano una buona idea.
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Se odiate il giallo non venite a casa mia: potrebbe venirvi una sincope.



Nella settimana di ferie libera da febbre e influenza abbiamo finalmente proceduto al nostro piano diabolico di dipingere due pareti di casa: una in cucina e una in camera da letto.
Per quella della cucina abbiamo scelto un tono di giallo intenso e caldo.
Con nostra grande sorpresa ci abbiamo messo una mezza mattinata a dipingere l'intera parete, io mi aspettavo ore di angoscia e schizzi e rovesciamenti accidentali di latte di vernice; invece dopo poche ore la parete era pronta per essere lasciata in pace ad asciugare. Ci è poi voluto l'intero pomeriggio per pulire gli attrezzi.

Siamo pure riusciti a lasciare due strisce bianche per spezzare la monotonia del colore. Grazie allo scotch carta e ad un paio di accorgimenti rubati a "Vendo casa disperatamente" sono venute perfette, senza sbavature:





Considerando che era la prima volta in vita mia che prendevo in mano un rullo e che era la prima volta in vita mia che dipingevo un muro, il risultato è strabiliante. Infatti ancora non ci credo nemmeno io, tutto merito della vernice a prova di dummies che abbiamo comprato da Leroy Merlin.
La vernice si è schiarita e la tinta è diventata uniforme una volta asciutta del tutto. Già temevamo di doverci tenere un muro a chiazze chiare e scure, inventadoci scuse coi visitatori sul fatto che lo volevamo esattamente così.

E' stato soleggiato fintanto che non siamo guariti e abbiamo deciso di dipingere la parete, è venuto brutto tempo, pertanto le foto sono state fatte in condizioni di scarsità di luce.
Quando c'è sole la parete è molto luminosa pur rimanendo di un giallo molto intenso.

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15 agosto 2011
Montiamo l'armadio vecchio regalatoci dal cognato di mio fratello. Va anche meglio di quello che temevo, malgrado un paio di aggiustamenti in opera: tipo accorgersi che uno dei pezzi era stato messo al contrario.

Il trasloco dei vestiti lo faccio direttamente a braccia, grucce comprese. Per quel che riguarda la biancheria: porto direttamente i cassetti - con il buono proposito di restituirli una volta fatto il travaso.

Ora la casa ha raggiunto un livello di abitabilità accettabile per poter chiedere la residenza. La mattinda del 17 agosto mi reco in comune per le pratiche, l'impiegata è cordialissima e la procedura è più semplice di quel che pensavo. Il 17 è la prima notte che dormo nella mia casina - è passato un anno dal compromesso, iniziavo a temere che non mi ci sarei mai trasferita.

Le prime notti dormo sul letto di scorta: uno di quei letti gonfiabli che quando non si usano sono comodamente archiviabili in un angolino dell'armadio.

E' così caldo che la notte vago in giro per la casa - trascinandomi dietro il letto - alla ricerca dell'angolino più arieggiato.
Dopo svariati esperimenti in cui sembro un fantasma in cerca di conforto, arrivo alla conclusione che l'angolo più arieggiato è nel mezzo del corridoio, dove il refolo che entra dalla portafinestra della cucina si sposa con il refolo che entra dalla portafinestra del bagno.
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3 agosto 2011: Finalmente hanno cominciato a montare il pavimento.

E' arrivato con una settimana e passa di ritardo sul preventivato ma ormai ho fatto il callo ai ritardi nei lavori. Il pavimento era l'ultima grande "opera" prima di poter abitare la casa, il resto poteva essere fatto anche dopo (ed infatti deve tutt'ora essere fatto...)
Dopo varie riflessioni la scelta è caduta sul laminato, il mio unico dubbio era per il corridoio: le mattonelle mi avrebbero fatto sentire più tranquilla in fatto di resistenza. Tuttavia dopo aver fatto due conti sui relativi costi e aver vagliato anche vantaggi e svantaggi di altro tipo mi sono convinta a mettere il laminato anche lì.
Per chi non sapesse cos'è il laminato è presto detto, non userò giri di parole: è il parquet dei poveri. I listelli sono di truciolato compresso su cui viene stampato il disegno delle venature del legno per farlo assomigliare al parquet. Inoltre si monta ad incastro senza utilizzo di colla.
Ecco i "finti" listelloni:


Ho chiesto preventivi fino a trovarne uno che mi permettesse di vedermelo bello steso su 55 metri quadri. Se costava meno il motivo c'era.
Di solito non faccio caso all'abbigliamento delle persone, raramente ricordo chi indossava cosa, ma la "sobrietà" (si notano le virgolette?) del tizio a cui è andato il lavoro mi è rimasta impressa nella mente, ricordo ancora com'era vestito quando è venuto a prendere le misure per fare il preventivo: pantaloni arancioni, maglietta di Mirabilandia, bretelle, gillet, foulard al collo e cappello australiano stile Crocodile Dundee. Si è presentato insieme alla moglie che, mentre lui faceva i suoi calcoli, non è stata zitta due secondi.
Dopo che se ne sono andati il commento è stato: "Ma li troviamo tutti noi?"
In barba al suo buon gusto nel vestire ci ha fatto un prezzo talmente onesto sulla manodopera che alla fine si è aggiudicato il lavoro ma... ma il risparmio ottenuto è stato ben presto bilanciato in una maniera che andrò presto a raccontare con simpatico aneddoto ai danni del nostro scienziato di fiducia.
Dato che io dovevo ancora lavorare per tutta la prima settimana di Agosto, Piero si è offerto di essere presente lui ad inizio lavori, svegliandosi di primissima mattina ignaro che sarebbero arrivati con quasi un'ora di ritardo.
Al lavoro si è presentata tutta la famiglia: il titolare, la moglie e il figlio adolescente a casa da scuola per le vacanze. Dopo aver portato su al terzo piano tutto il materiale (gran parte del quale caricato in spalla a Piero), finalmente il buon padre di famiglia si mette al lavoro insieme al figlio che già che c'è si impara il mestiere.
Mentre il nostro infaticabile scienziato tira il fiato, la moglie del falegname gli si avvicina e prendendolo alla sprovvista gli chiede: "Dà fastidio se nel frattempo leggo la bibbia?"
Per cortesia e perché pensa che lei lo farà in silenzio, l'ingenuo farfuglia un: "No, faccia pure."
"Bene, perché noi siamo studiosi della bibbia..."
Ebbene sì, gli stendi-laminato sono Testimoni di Geova, ma non basta. Il vero Testimone di Geova è lui - che se ne sta tranquillo a montare il pavimento, la moglie è una neo convertita che deve dimostrare il suo zelo alla comunità per poter essere riconosciuta a tutti gli effetti come vera Testimone. Risultato: il nostro povero scienziato si ritrova a dover sopportare una tiritera di versetti della bibbia, inesattezze storiche portate a fulgido esempio di verità assoluta e affermazioni oltre il limite del razzismo nei confronti di chi ha uno stile di vita, o un'altra religione, o preferenze sessuali al di fuori di un determinato schema.
Il nostro povero scienziato sostiene inoltre che adesso io avrei un grosso debito con lui.
Il giorno dopo è la stessa storia, Piero è frastornato, volteggia in un turbine di paranoia per il quale non riesce a dire alla tipa di non parlargli mai più, iniziano a vorticargli nel cervello pensieri come: "E se poi mi sabotano il pavimento?" Così opta per la tattica del giorno precedente: dopo un paio d'ore inventa una scusa per andarsene e tornare a lavoro finito.
Alla sera mi chiama con un terribile dubbio: "E se ci hanno messo i santini sotto al pavimento?"
"Ma no, i Testimoni di Geova non hanno i santini."
"Ah, è vero..."
"Al massimo un paio di numeri della Torre di Guardia."
"Aaaaargh!"

Il giorno che il lavoro è finito mi chiama il marito per concordare il saldo della fattura con questa notizia: mi scala cinquanta euro dal conto perché si è accorto di aver calcolato male le spese di trasporto. Forse le ha calcolate male sul serio ed è talmente integerrimo da abbassarmi il prezzo malgrado io non mi fossi accorta di nulla, ma io l'ho interpretato come uno sconto dell'ultimo minuto per lo zelo religioso un po' troppo spinto della moglie.

Ora il laminato è finalmente steso:




Se devo essere sincera all'inizio sono rimasta un po' delusa dall'effetto finale, nella foto non si nota ma dal vivo si vede a colpo d'occhio che è palesemente finto; abbiamo preso un laminato di qualità e speravo si camuffasse di più da legno. Altra impressione strana: quando viene pestato non è rigido ma è come calpestare qualcosa di cedevole e quasi morbido. E' un effetto a cui ho dovuto abituarmi ma che adesso sta iniziando quasi a piacermi anche se non ne vado ancora pazza.
Tuttavia non rimpiango la scelta; tornando indietro, piuttosto che piastrellare, rimetterei ancora il laminato che è sì più freddo del parquet ma molto più caldo di gres e affini e permette di girare scalzi o in calzetti per due terzi della casa.
Una cosa di cui sono molto soddisfatta è il colore: è un rovere classico, luminoso e caldo al tempo stesso. Una volta steso è come se avesse tirato fuori tutta la luce della casa.
Adesso sono contenta del mio laminato, non sarà mai parquet ma una volta accettato questo fatto, la sua bella figura la fa comunque:


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22 luglio 2011

Una volta che la parete attrezzata della cucina è stata piazzata al suo posto, abbiamo deciso di recarci in pellegrinaggio all'Ikea per completare il resto dell'arredamento.
Prima tappa - fondamentale - tavolo e sedie, che abbiamo montato con gli appositi attrezzi marcati Ikea. Infatti ora Ikea vende anche i set di montaggio con cacciavite, martello, avvitatore ecc...
Le istruzioni per il montaggio sono veramente a prova di deficiente, perfino noi due - pur lasciati a noi stessi - siamo riusciti a montare tutto.
L'unico problema l'abbiamo avuto sul tavolo apribile che abbiamo dovuto "registrare" altrimenti un pezzo rimaneva incastrato e si apriva solo a metà.



Ecco il tavolo Bjursta e le sedie Stefan in tutto il loro splendore:



E il primissimo pasto fatto nella nuova casa per festeggiare il montaggio del tavolo andato a buon fine:




24 agosto 2011

Dopo varie indecisioni su cosa mettere nella parete rimasta vuota abbiamo avuto un'illuminazione. In uno dei nostri peregrinaggi all'Ikea in cerca di aria condizionata e polpettine svedesi abbiamo adocchiato una cassettiera che sarebbe stata perfetta insieme a tavolo e sedie, così abbiamo deciso di reinventarla come credenza:





L'unico pezzo ancora mancante: la vetrinetta - che essendo alta due metri non ci stava in macchina e abbiamo quindi dovuto acquistare in un secondo momento.
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14/08/2011 Inizio ufficiale del trasloco

Il trasloco è ufficialmente cominciato quando mi sono rassegnata ad aprire gli armadi per buttare via i cinque e più sacchi di videocassette non più utilizzabili. Ho lasciato per ultima la collezione della serie classica di Star Trek, ma poi mi sono rassegnata dato che non ho più modo di guardarle.
L'esperienza che mi ha catapultato in uno stato d'animo di anti-collezionismo. Il dover spostare e buttare nel pattume sacchi su sacchi di cianfrusaglie accumulate nel tempo mi ha convinto a non accumulare più roba inutile. Chissà quanto durerà questo mio proposito - spero il più possibile.
E' incredibile quanta roba si riesca a stipare in una cameretta, sfruttando anche gli angoli più angusti - quelli che, quando ti serve qualcosa, devi talmente faticare per ripescarla dagli anfratti più profondi che alla fine ne fai senza.







So che è un'impressione causata dal fatto che non ho tutti i mobili, ma a volte ho la sensazione che la casa intera non basti per contenere tutto quello che avevo stipato nella ex-cameretta.
I libri che ho già traslocato prendono un terzo del salotto della casa nuova:



E non ho ancora messo mano alla libreria - quella dove ci sono i libri che ho intenzione di tenere. Ho preso la decisione drastica di liberarmi di gran parte dei miei volumi. Tengo quelli a cui sono legata emotivamente, gli altri li sblogn... regalerò.

Tutto questo accumulo di carta stampata mi ha fatto prendere una decisione. Dopo aver sentito recensioni entusiaste ho deciso di ordinare un e-reader! Deve ancora arrivare, spero non ritardi ancora molto perché sono impaziente per la novità.
L'unica remora sull'e-reader in confronto alla carta stampata è che un libro dura nel tempo, mentre l'e-reader è legato alla longevità della sua tecnologia tanto quanto le videocassette e i dvd.
Tuttavia questa remora si è infranta quando ho iniziato - con gli anni (non è stata un'illuminazione improvvisa data dal trasloco anche se lì è arrivata all'apice) - a perdere attaccamento ai beni materiali. Sto iniziando ad apprezzare alcune filosofie/pratiche come i mandala o le sculture di sabbia. L'esperienza è bella, l'emozione anche, ma non resta per sempre. Se poi considero che di gran parte dei libri che ho letto non ricordo nulla, né trama né personaggi, ne devo dedurre che posso benissimo staccarmene - non ho la necessità di averli in formato durevole nel tempo, possono anche essere raggruppati in mandrie di allegri elettroni stipati in una memoria portatile.
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Sono i giorni più caldi dell'anno. Le sfere del termometro ad acqua restano spiaggiate sul fondo e noi decidiamo di dare il via alla grande "missione mobili Ikea".



Ci abbiamo messo un po' a decirderci, ma la cosa era da fare assolutamente durante le ferie.
E' andato tutto incredibilmente liscio: per la prima volta in vita mia ho guidato un transit - e me la sono cavata!
Abbiamo prenotato il furgone per tre ore credendo di essere stati abbondanti. Illusi! Ci sono bastate appena, quando l'ho riportato indietro ho fatto in tempo per un soffio, l'Ikea stava giusto chiudendo. L'importante è che sia andato tutto bene.
Abbiamo caricato le librerie, le ante, il letto e la vetrinetta. Abbiamo fatto perfino una deviazione a casa per caricare il mio lettino singolo.
Addio materasso gonfiabile, per le notti a venire si ritorna a dormire sulla lana.
Ci ha dato una mano anche Gise, in tre ce la siamo cavata abbastanza bene.
I soldi meglio spesi, comunque, sono stati i dieci euro per l'assicurazione totale-globale sul furgone, sapere di averla fatta mi ha dato la tranquillità necessaria per riuscire a fare in maniera egregia le manovre nel cortiletto. Certo che una volta i cancelli li facevano proprio piccoli!
Che dire, sto scrivendo un post retrodatato: sono passati mesi e sto tentando di ricordare le sensazioni di allora. La mia maggiore apprensione era la guida del furgone, però mi ci è voluto poco per abituarmi alla diversa posizione. Non si vede dietro, bisogna affidarsi agli specchietti laterali, tuttavia la seduta alta permette una panoramica completa della strada e delle altre macchine. Per manovrare ho dovuto affidarmi alle indicazioni che mi davano da terra: non riuscivo a capire i confini del furgone, però non ho urtato nulla - alla fine sono stata anche bravina.
Se in futuro dovrò trasportare altri mobili troppo grandi per la mia macchinina mi rivolgerò ancora al servizio noleggio dell'Ikea; sono rimasta soddisfatta.
Alla sera abbiamo offerta una pizza a Gise da Barberè. Bellissima serata, grazie anche alla sensazione di un peso tolto.
Dopo tanto cincischiare su cosa comprare e quando, meno male che ci siamo decisi. Un altro passo avanti per il completamento della casa.
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La cucina è montata! Mancano solo gli attacchi che deve fare il fontaniere. Mi sembra incredibile ma non ci sono state beghe nella consegna e nemmeno nel montaggio. Ecco un'immagine qua sotto, le basi sono in materiale un po' economico ma nel caso si rompano sono facilmente sostituibili - basta non bagnarle. Ci sono ancora i buchi perché mancano la lavastoviglie e il forno ma martedì mi dovrebbero arrivare sia la bacinella che i due legnetti da sfregare fra loro.



Ovviamente non è vero, quello era il pre-montaggio del piano di lavoro. La cucina è stata montata in una mezza giornata. Non c'erano pezzi sbagliati, viti mancanti, gli scassi erano della misura giusta. Ora manca solo la prova generale degli elettrodomestici, ma prima bisogna che il fontaniere li colleghi.
Lo stile è molto semplice e lineare, l'ho voluta fortemente color legno malgrado adesso vanno di moda i colori lucidi. Questa sfumatura è indicata nel catalogo come "belnoce" anche se mio padre la chiama cacchina di gatto - ma solo perché l'ho scelta io e non lui ;P





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Abbiamo passato il week-end a lavare le tapparelle e a riverniciare i termosifoni ingialliti. La pulitura delle tapparelle è stata la parte più semplice, il lavoro duro l'hanno dato i termosifoni - per riuscire ad arrivare con il pennello anche negli interstizi ci è voluta un po' di pratica. Quando poi abbiamo capito come diluire la vernice è andata molto meglio, ma ormai eravamo quasi alla fine del lavoro.
Be', anche smontarli dal muro e rimontarli è stato faticoso ma quello l'hanno fatto gli uomini.








Domani arriva la cucina! Spero vada tutto bene - con tutte le storie di consegne sbagliate che si sentono in giro sono un po' in ansia.
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Questo post è incentrato non sulle case improbabili come i precedenti ma sulle case che mi hanno colpito positivamente e che ho scartato per motivi di comodità vari. Non ha aneddoti divertenti o particolari, è solo una lista per un viaggio futuro nella memoria.

Qualche giorno dopo il primo giro di appuntamenti ho visto la casa che avrei comprato se solo non fosse stata così isolata. Mi ha fatto desistere questo ed il fatto che, a causa di questo, il proprietario stava cercando di venderla da più di un anno senza successo – avrei investito tutti i miei soldi in qualcosa che, in caso di bisogno, avrei faticato a vendere a mia volta. Quello che mi ha tanto colpito della casa non è stato qualcosa che ho provato bensì ciò che non ho provato entrando: non ho provato la sensazione di chiuso e oppressione che molti appartamenti mi hanno dato. La disposizione delle stanze era ottimale, luminosa e ariosa, con porte finestre chiuse da scuri con ringhiere in metallo. E' ancora una delle mie preferite, seconda solo a quella che poi ho comprato.
Altri gioiellini erano due appartamenti semi mansardati al sesto piano di un palazzo nuovissimo. Solo nei film americani avevo visto cose del genere, bellini da matti, con le pareti dipinte di giallo come nei telefilm ambientati a New York e le finestre ad arco. Se avessi avuto vent'anni avrei potuto farmi il viaggio e trasferirmi su due piedi ma, visti nell'ottica della matusa che sono, le scomodità avrebbero presto superato la fighettitudine.
Poi c'è stato il palazzo stile Le Corbusier, era originale: sulla facciata aveva dei disegni che richiamavano Le Corbusier. Edificato originariamente per ospitare le famiglie degli operai di una fabbrica aveva rifiniture povere ma ambienti enormi. L'appartamento che ho visto aveva addirittura tre camere da letto, quello che saltava di più all'occhio però era lo stato di abbandono del vicinato; sapeva un po' di post atomico. Spero che la zona venga ristrutturata e rivalorizzata perché merita.
Altra casa rimarchevole è stato il bilocale della casa colonica, era talmente lontano dalla zona in cui volevo comprare che se dovessi fare una traduzione in inglese lo potrei definire soltanto come in the ass of the wolves. La peculiarità della casa stava nella parte comune, scale e pianerottoli erano talmente ampi da poterci ricavare come minimo un altro appartamento ma suppongo che la ristrutturazione abbia dovuto rispettare la muratura maestra originaria. Questo apparente spreco di spazio in realtà dava una buona sensazione, era come avere una corte interna coperta dal tetto, dove nei giorni di pioggia si possono far correre i bambini e si può spettegolare con i vicini comodamente seduti, magari giocando a carte su di un tavolino strategicamente piazzato.
L'unico appartamento per il quale mi sarei trasferita in una zona isolata si trova in un posto chiamato la corte dell'opera. Purtroppo l'appartamento era un bilocale e non rispondeva alle mie esigenze. La corte dell'opera è un agglomerato di case nuove o recentemente ristrutturate immerse nella campagna, quando siamo andati a visitarla stava per scatenarsi un temporale estivo ed il vento aveva alzato l'odore della mentuccia, profumo che adoro. Il bilocale rispondeva agli standard moderni, la particolarità era un giardino di proprietà grande tanto quanto l'appartamento se non di più. I giardini erano lontani dalla casa di un centinaio di metri ma erano recintati, provvisti di punto luce, attacchi per l'acqua e scevri da regole condominiali sul loro utilizzo. C'era chi ci aveva fatto l'orto e chi ci aveva messo la tipica casetta in legno da giardiniere con annesso tavolo e barbecue.
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La terza casa della trilogia della fantasia era un quadrilocale vicino ai servizi con spazio cantina e corte privata.
La casa non mi è piaciuta ma per il prezzo a cui la vendevano non sarebbe stata troppo malvagia. Al pian terreno aveva un bagno cieco ma grande e nuovo, un salotto che io ricordo piccolo forse per colpa della scarsa illuminazione e una cucina anch'essa piccolina. L'effetto complessivo era ben lontano da una sensazione di accoglienza: gli ambienti erano bui in estate figuriamoci in inverno. Tramite una scala si accedeva al piano superiore, la scala dava direttamente su di uno spazio trasformabile in cameretta alzando una parete divisoria. A fianco c'era una camera matrimoniale dal soffitto mansardato con travi a vista molto belle perché ristrutturate di recente. Aprendo la finestra ci si affacciava direttamente sopra all'elemento più significativo del paesaggio: le rotaie.
Sì perché la casa era separata dalla strada dalle rotaie e per potervi accedere c'era una specie di passaggio privato senza sbarre dove la recinzione si interrompeva per lasciare entrare le macchine. Ora, date le esperienze precedenti avevo già intuito che corte privata indica una striscia di terra davanti alla porta d'ingresso e qui non mi facevo illusioni, ma sul fatto che vicinanza ai servizi indicasse che la casa era costruita a cinque metri dalle rotaie non me l'aspettavo! I lati positivi di ciò sono molteplici e vanno dal prendere il treno al volo saltando come un ninja sul tetto dello stesso, al suicidio facilitato dal fatto che in un momento di depressione ci si può buttare sotto al treno direttamente dalla finestra della propria camera.
In quanto allo spazio per la cantina, questo era costituito dal classico capanno in legno per gli attrezzi posto sul retro della casa, pertanto senza infamia né lode. Purtroppo nello stesso cortile c'era un altro edificio con il cartello "pericolo di crollo" ad indicare che il resto dell'area non era stata riqualificata.

Cosa abbiamo imparato:
L'agente immobiliare non ti vende solo una casa, ti vende un sogno - perché la maggior parte delle volte te lo sogni che le cose stiano come dice lui.
L'unico modo per fare apparire certe case sotto una diversa luce è lasciarla spenta.

Le altre visite erano composte da una sequela di case nuove ma troppo lontane, case vicine al paese ma con troppi lavori di ristrutturazione, oppure il peggio di entrambi i mondi: case troppo lontane e con troppi lavori di ristrutturazione, dove per lavori di ristrutturazione non intendo cambiare le piastrelle ed i tubi del bagno ma il rifacimento completo di tutti gli impianti compreso il riscaldamento e la modifica sostanziale della disposizione delle stanze. Una delle case che ho visto non sarebbe stata male, spaziosa e su due piani ma il progetto per la ristrutturazione partiva da una base di cinquantamila euro che decisamente non potevo permettermi.
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Anche la cucina è piastrellata! Lo stile è completamente diverso da quello del bagno, infatti le piastrelle sono beige, un tono che si intoni meglio con i mobili color legno.
Il piastrellista pignolo per fare tutti i muri pari a prova di livella ha consumato tre centimetri, adesso temo che la cucina che avevamo progettato non ci stia più. Deve venire l'addetto del mobilificio a prendere le misure definitive prima di fare l'ordine e faremo i dovuti aggiustamenti.



Ecco il solito filmatino:


:-:
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Il bagno è piastrellato e la colla è già asciutta!
Mancano ancora i sanitari tranne il piatto doccia che è stato posato prima del rivestimento a parete così l'acqua gocciola dentro e non si infiltra fra il piatto e il muro; eccolo qua:



Quelle che la luce del tramonto fa sembrare piastrelle giallognole, sono in realtà piastrelle verde salvia; io le chiamo affettuosamente verde muffa. Ho avuto un po' di dubbi riguardo alla scelta ma l'effetto complessivo mi piace, i colori sono tenui e mi danno un'impressione di freschezza.

Abbiamo beccato un piastrellista che è un pignolo del trentadue, per poter fare le pareti esattamente pari ha usato sacchi su sacchi di colla livellante; e per quel che riguarda abbinamento colori ed estetica fa concorrenza ad [livejournal.com profile] iguana_tonante. Meglio per me, anche se ho l'impressione che le mie piastrelle a buon mercato non incontrino il suo gusto.
Il risultato finale mi soddisfa, un bagnetto a mia misura! come dimostra la foto sotto malgrado l'espressione beota:



Ecco il risultato nella sua interezza, ho fatto un minivideo perchè non c'è abbastanza spazio per una fotografia dell'intera parete:





:-:
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I tubi sono già stati cambiati e gli attacchi per il termo fatti. Il piastrellista ha rasato le pareti e steso il pavimento del bagno. Era previsto uno scalino di circa un centimetro ma per pareggiare la pendenza del pavimento ha dovuto livellare e lo scalino è venuto di oltre due centimetri.
Adesso il pavimento è bello in piano ma ho il timore che con tutta quella colla non tenga bene e che le piastrelle si assestino male; tuttavia il piastrellista dà l'impressione di essere uno che sa quello che fa, così spero per il meglio - anche perché il bagno comincia a prendere forma e l'ottimismo sale.

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Nel post precedente ho parlato di tre case in cui l'agente immobiliare ha perso ogni ritegno o remora morale nel tentare di vendere bug come se fossero features. Le strategie di marketing di Bill Gates ormai hanno fatto scuola in tutti i settori, anche in quello immobiliare. Ho già descritto la prima abitazione, questa è la seconda.
La posizione della casa era molto buona, ossia in centro al paese e vicino alla stazione dei treni, pertanto molto comoda ai servizi. Era un vecchio palazzo ristrutturato e ne manteneva la pianta, non dava l'impressione di essere una scatola come lo sono i condomini. Aveva una specie di corte interna e si accedeva agli appartamenti tramite degli scaloni; la sensazione globale era quella di ariosità. Tentavano di venderlo come trilocale composto da sala con angolo cottura, due camere da letto e cantina. Non aveva un posto auto di proprietà ma vigeva la legge che chi prima arriva meglio parcheggia, con l'assicurazione che un qualche posticino sarebbe rimasto sempre libero. I lati positivi erano il bagno spazioso, gli impianti a norma derivati da una ristrutturazione recente, cancellata e corrimano esterni in ferro battuto belli da vedere e la posizione strategica all'interno del paese. Descritto in questa maniera non sembrava affatto male ma andrò ora a descrivere cosa ci si parò davanti agli occhi.
Purtroppo l'appartamento, come il dungeon di cui ho parlato nello scorso post, era stato ricavato a forza da uno spazio improbabile, forse da un appartamento più grande diviso in due. Si entrava in un piccolo ingresso da cui partiva un corridoio, la prima porta a destra era il bagno, la cui finestra dava direttamente sulla tromba delle scale. L'agente immobiliare ci ha subito rassicurato che il traffico di gente su quelle scale era praticamente nullo data la disposizione degli appartamenti e poi, come ho scritto sopra, non era una classica tromba delle scale bensì era semiaperta e gli effluvi del gabinetto non avrebbero di certo stagnato a lungo.
A fianco del bagno si trovava la sala con angolo cottura, la prima cosa che notai fu che era un po' buia ma alzando lo sguardo capii subito il perchè: la sala con angolo cottura non aveva finestre che dessero sull'esterno - era cieca. L'unica fonte di luce naturale era costituita da un lucernaio posto sull'estremità più alta del muro e che si affacciava direttamente sul bagno. Bene, la cosa era positiva perché in questa maniera l'odore di frittura non avrebbe appestato la cucina ma si sarebbe trasferito in bagno, per poi uscire sulla tromba delle scale dove però non avrebbe stagnato troppo a lungo.
La camera da letto matrimoniale era spaziosa e con ogni cosa al suo posto. Nessun trucco o sorpresa improvvisa e in più di fianco c'era uno sgabuzzino con finestra. Dopo svariati secondi abbiamo capito che lo sgabuzzino finistrato era la seconda camera da letto, ce l'hanno fatto intuire un letto singolo che prendeva più della metà della larghezza dello sgabuzz... volevo dire cameretta, una scrivania e una sedia. Lo sgabuzz... volevo dire cameretta, era lunga e stretta - la sola presenza del letto singolo lasciava poco spazio "di pestata". La scrivania e la sedia lo riempivano completamente. Abbiamo fatto notare la cosa all'agente immobiliare che ci ha subito rassicurato che bastava un po' di fantasia per sistemarla meglio e che con un arredamento differente avrebbe dato del tutto un'altra impressione. L'unico modo per dare del tutto un'altra impressione alla sgabu-camera sarebbe stata quella di abbattere il muro di confine con il vicino di casa e inglobare con la forza una delle sue stanze. Tuttavia l'agente immobiliare era talmente lanciato da invitarci a vedere anche la cantina, secondo lui aggiungeva valore all'appartamento - le cantine, si sa, sono sempre comode. Il proprietario di casa era titubante, per un paio di volte ha buttato lì la scusa del disordine ma l'agente era entusiasta e irremovibile. Così siamo scesi al piano terra, dove ci ha aperto una specie di porticina hobbit alta un metro e mezzo che dava su un buco ricavato nel sottoscala in cui la bicicletta tutta intera non ci stava, però le ruote smontate sì (lo so perché c'erano) più una quantità imprecisata di altri scatoloni. L'agente immobiliare continuava a farci notare quante cose avremmo potuto stivarci, mi è venuto il sospetto che il suo lavoro precedente fosse quello del time lord, troppo abituato alla tecnologia del tardis per rendersi conto che a volte le cose sono grandi esattamente quanto sembrano - anche all'interno.
Ho ancora la piantina millimetrata dell'appartamento, l'ho tenuta come ricordo; non amo i monolocali, ma credo sia l'unica cosa che dovesse essere ricavata da quello spazio. La disposizone delle stanze come l'ho descritta è allucinante ma in realtà è l'unica possibile, l'architetto deve avere sudato tutte le sue sette camicie più quella di ricambio per riuscire a trasformare in appartamento una porzione rettangolare che ha solo tre finestre, tutte sul lato stretto e di cui una che dà direttamente sulle scale. Chissà se sono già riusciti a venderlo? Forse a qualcuno la cui fantasia nell'arredamento lo renda: "più grande dentro".
Nel prossimo post chiuderò la trilogia, ne anticipo già il soggetto: la casa vicino alla ferrovia.
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Oggi ho preso un giorno di ferie dal lavoro perché è il Giorno del Ritiro delle Piastrelle. Sono tutte arrivate al magazzino e stamattina siamo andati a ritirarle per un totale di otto quintali di roba fra piastrelle e sacchi di colla e stucco suddivisi in tre macchine:



Caricarle sulle macchine è stata la parte più semplice - per forza: l'ha fatto il magazziniere! - anche la guida con tutto quel peso nel bagagliaio non ha creato problemi, mi aspettavo peggio: tipo fare il percorso in impennata sulle ruote dietro ascoltando a tutto volume Furia il Cavallo del West.
Il difetto del mio appartamento è quello di essere al terzo piano senza ascensore. Ora, facendo due conti con la calcolatrice del telefonino, otto quintali diviso tre persone = unafaticabestia. Dopo svariati tentativi di utilizzare una carrucolina per farle entrare dal terrazzino perfino quel testone di mio padre si è deciso ad abbandonare l'idea prima di finire candidati ai Darwin Awards. L'idea era teoricamente corretta ma il secchio della carrucolina non è pensato per la misura delle piastrelle e ogni altro tentativo di legatura o contenitori alternativi è risultata troppo instabile, quindi abbiamo optato per quella che alla fine è stata la soluzione migliore: la catena umana. Ognuno aveva le sue due rampe di scale e ci siamo passati le scatole di piastrelle a vicenda. A mezzo giorno e mezzo avevamo già finito tutto, perfino di lavare le scale da tutte le nostre pedate. Alla fine la fatica è stata tanta ma sopportabile, il mio entusiasmo sarebbe ancora maggiore se noi due supergiovani che andiamo in palestra due/tre volte a settimana non ci fossimo fatti surclassare in quanto ad energie da un settantenne un po' zoppicante. Tutte le volte che facevamo una pausa, dopo due minuti due d'orologio saltava su dicendo: "Io non ce l'ho più il fiatone, ricominciamo?" È una lotta impari, vuoi mettere quindici anni di palestra contro cinquanta da operaio? Non c'è gara.
L'importante è che adesso tutte le piastrelle siano là belle ammucchiate in attesa di essere appiccicate al pavimento e alle pareti. Quando siamo andati a ritirarle ho capito che sì, erano quelle che avevo ordinato, ma non ricordavo esattamente come fossero fatte. Ne abbiamo viste così tante nei nostri sopralluoghi che avevo rimosso completamente il colore di quelle della cucina, non ricordavo più esattamente cosa avessi ordinato. Così all'eccitazione di avere finalmente le piastrelle si è aggiunta quella della sorpresa: cosa ci sarà dentro ai cartoni? Che colore era, pure?
Ora non resta che iniziare i lavori.

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