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Nel post precedente ho parlato di tre case in cui l'agente immobiliare ha perso ogni ritegno o remora morale nel tentare di vendere bug come se fossero features. Le strategie di marketing di Bill Gates ormai hanno fatto scuola in tutti i settori, anche in quello immobiliare. Ho già descritto la prima abitazione, questa è la seconda.
La posizione della casa era molto buona, ossia in centro al paese e vicino alla stazione dei treni, pertanto molto comoda ai servizi. Era un vecchio palazzo ristrutturato e ne manteneva la pianta, non dava l'impressione di essere una scatola come lo sono i condomini. Aveva una specie di corte interna e si accedeva agli appartamenti tramite degli scaloni; la sensazione globale era quella di ariosità. Tentavano di venderlo come trilocale composto da sala con angolo cottura, due camere da letto e cantina. Non aveva un posto auto di proprietà ma vigeva la legge che chi prima arriva meglio parcheggia, con l'assicurazione che un qualche posticino sarebbe rimasto sempre libero. I lati positivi erano il bagno spazioso, gli impianti a norma derivati da una ristrutturazione recente, cancellata e corrimano esterni in ferro battuto belli da vedere e la posizione strategica all'interno del paese. Descritto in questa maniera non sembrava affatto male ma andrò ora a descrivere cosa ci si parò davanti agli occhi.
Purtroppo l'appartamento, come il dungeon di cui ho parlato nello scorso post, era stato ricavato a forza da uno spazio improbabile, forse da un appartamento più grande diviso in due. Si entrava in un piccolo ingresso da cui partiva un corridoio, la prima porta a destra era il bagno, la cui finestra dava direttamente sulla tromba delle scale. L'agente immobiliare ci ha subito rassicurato che il traffico di gente su quelle scale era praticamente nullo data la disposizione degli appartamenti e poi, come ho scritto sopra, non era una classica tromba delle scale bensì era semiaperta e gli effluvi del gabinetto non avrebbero di certo stagnato a lungo.
A fianco del bagno si trovava la sala con angolo cottura, la prima cosa che notai fu che era un po' buia ma alzando lo sguardo capii subito il perchè: la sala con angolo cottura non aveva finestre che dessero sull'esterno - era cieca. L'unica fonte di luce naturale era costituita da un lucernaio posto sull'estremità più alta del muro e che si affacciava direttamente sul bagno. Bene, la cosa era positiva perché in questa maniera l'odore di frittura non avrebbe appestato la cucina ma si sarebbe trasferito in bagno, per poi uscire sulla tromba delle scale dove però non avrebbe stagnato troppo a lungo.
La camera da letto matrimoniale era spaziosa e con ogni cosa al suo posto. Nessun trucco o sorpresa improvvisa e in più di fianco c'era uno sgabuzzino con finestra. Dopo svariati secondi abbiamo capito che lo sgabuzzino finistrato era la seconda camera da letto, ce l'hanno fatto intuire un letto singolo che prendeva più della metà della larghezza dello sgabuzz... volevo dire cameretta, una scrivania e una sedia. Lo sgabuzz... volevo dire cameretta, era lunga e stretta - la sola presenza del letto singolo lasciava poco spazio "di pestata". La scrivania e la sedia lo riempivano completamente. Abbiamo fatto notare la cosa all'agente immobiliare che ci ha subito rassicurato che bastava un po' di fantasia per sistemarla meglio e che con un arredamento differente avrebbe dato del tutto un'altra impressione. L'unico modo per dare del tutto un'altra impressione alla sgabu-camera sarebbe stata quella di abbattere il muro di confine con il vicino di casa e inglobare con la forza una delle sue stanze. Tuttavia l'agente immobiliare era talmente lanciato da invitarci a vedere anche la cantina, secondo lui aggiungeva valore all'appartamento - le cantine, si sa, sono sempre comode. Il proprietario di casa era titubante, per un paio di volte ha buttato lì la scusa del disordine ma l'agente era entusiasta e irremovibile. Così siamo scesi al piano terra, dove ci ha aperto una specie di porticina hobbit alta un metro e mezzo che dava su un buco ricavato nel sottoscala in cui la bicicletta tutta intera non ci stava, però le ruote smontate sì (lo so perché c'erano) più una quantità imprecisata di altri scatoloni. L'agente immobiliare continuava a farci notare quante cose avremmo potuto stivarci, mi è venuto il sospetto che il suo lavoro precedente fosse quello del time lord, troppo abituato alla tecnologia del tardis per rendersi conto che a volte le cose sono grandi esattamente quanto sembrano - anche all'interno.
Ho ancora la piantina millimetrata dell'appartamento, l'ho tenuta come ricordo; non amo i monolocali, ma credo sia l'unica cosa che dovesse essere ricavata da quello spazio. La disposizone delle stanze come l'ho descritta è allucinante ma in realtà è l'unica possibile, l'architetto deve avere sudato tutte le sue sette camicie più quella di ricambio per riuscire a trasformare in appartamento una porzione rettangolare che ha solo tre finestre, tutte sul lato stretto e di cui una che dà direttamente sulle scale. Chissà se sono già riusciti a venderlo? Forse a qualcuno la cui fantasia nell'arredamento lo renda: "più grande dentro".
Nel prossimo post chiuderò la trilogia, ne anticipo già il soggetto: la casa vicino alla ferrovia.
La posizione della casa era molto buona, ossia in centro al paese e vicino alla stazione dei treni, pertanto molto comoda ai servizi. Era un vecchio palazzo ristrutturato e ne manteneva la pianta, non dava l'impressione di essere una scatola come lo sono i condomini. Aveva una specie di corte interna e si accedeva agli appartamenti tramite degli scaloni; la sensazione globale era quella di ariosità. Tentavano di venderlo come trilocale composto da sala con angolo cottura, due camere da letto e cantina. Non aveva un posto auto di proprietà ma vigeva la legge che chi prima arriva meglio parcheggia, con l'assicurazione che un qualche posticino sarebbe rimasto sempre libero. I lati positivi erano il bagno spazioso, gli impianti a norma derivati da una ristrutturazione recente, cancellata e corrimano esterni in ferro battuto belli da vedere e la posizione strategica all'interno del paese. Descritto in questa maniera non sembrava affatto male ma andrò ora a descrivere cosa ci si parò davanti agli occhi.
Purtroppo l'appartamento, come il dungeon di cui ho parlato nello scorso post, era stato ricavato a forza da uno spazio improbabile, forse da un appartamento più grande diviso in due. Si entrava in un piccolo ingresso da cui partiva un corridoio, la prima porta a destra era il bagno, la cui finestra dava direttamente sulla tromba delle scale. L'agente immobiliare ci ha subito rassicurato che il traffico di gente su quelle scale era praticamente nullo data la disposizione degli appartamenti e poi, come ho scritto sopra, non era una classica tromba delle scale bensì era semiaperta e gli effluvi del gabinetto non avrebbero di certo stagnato a lungo.
A fianco del bagno si trovava la sala con angolo cottura, la prima cosa che notai fu che era un po' buia ma alzando lo sguardo capii subito il perchè: la sala con angolo cottura non aveva finestre che dessero sull'esterno - era cieca. L'unica fonte di luce naturale era costituita da un lucernaio posto sull'estremità più alta del muro e che si affacciava direttamente sul bagno. Bene, la cosa era positiva perché in questa maniera l'odore di frittura non avrebbe appestato la cucina ma si sarebbe trasferito in bagno, per poi uscire sulla tromba delle scale dove però non avrebbe stagnato troppo a lungo.
La camera da letto matrimoniale era spaziosa e con ogni cosa al suo posto. Nessun trucco o sorpresa improvvisa e in più di fianco c'era uno sgabuzzino con finestra. Dopo svariati secondi abbiamo capito che lo sgabuzzino finistrato era la seconda camera da letto, ce l'hanno fatto intuire un letto singolo che prendeva più della metà della larghezza dello sgabuzz... volevo dire cameretta, una scrivania e una sedia. Lo sgabuzz... volevo dire cameretta, era lunga e stretta - la sola presenza del letto singolo lasciava poco spazio "di pestata". La scrivania e la sedia lo riempivano completamente. Abbiamo fatto notare la cosa all'agente immobiliare che ci ha subito rassicurato che bastava un po' di fantasia per sistemarla meglio e che con un arredamento differente avrebbe dato del tutto un'altra impressione. L'unico modo per dare del tutto un'altra impressione alla sgabu-camera sarebbe stata quella di abbattere il muro di confine con il vicino di casa e inglobare con la forza una delle sue stanze. Tuttavia l'agente immobiliare era talmente lanciato da invitarci a vedere anche la cantina, secondo lui aggiungeva valore all'appartamento - le cantine, si sa, sono sempre comode. Il proprietario di casa era titubante, per un paio di volte ha buttato lì la scusa del disordine ma l'agente era entusiasta e irremovibile. Così siamo scesi al piano terra, dove ci ha aperto una specie di porticina hobbit alta un metro e mezzo che dava su un buco ricavato nel sottoscala in cui la bicicletta tutta intera non ci stava, però le ruote smontate sì (lo so perché c'erano) più una quantità imprecisata di altri scatoloni. L'agente immobiliare continuava a farci notare quante cose avremmo potuto stivarci, mi è venuto il sospetto che il suo lavoro precedente fosse quello del time lord, troppo abituato alla tecnologia del tardis per rendersi conto che a volte le cose sono grandi esattamente quanto sembrano - anche all'interno.
Ho ancora la piantina millimetrata dell'appartamento, l'ho tenuta come ricordo; non amo i monolocali, ma credo sia l'unica cosa che dovesse essere ricavata da quello spazio. La disposizone delle stanze come l'ho descritta è allucinante ma in realtà è l'unica possibile, l'architetto deve avere sudato tutte le sue sette camicie più quella di ricambio per riuscire a trasformare in appartamento una porzione rettangolare che ha solo tre finestre, tutte sul lato stretto e di cui una che dà direttamente sulle scale. Chissà se sono già riusciti a venderlo? Forse a qualcuno la cui fantasia nell'arredamento lo renda: "più grande dentro".
Nel prossimo post chiuderò la trilogia, ne anticipo già il soggetto: la casa vicino alla ferrovia.