Sono tempi di crisi, di incertezza dello stipendio e di usuale stress sul lavoro fra colleghi e burocrazia, così mi decido a provare il colpaccio ed a iscrivermi ai concorsi che la Regione ha indetto. Prima d'ora non avevo mai fatto un concorso pubblico, per pessimismo o per mancanza di laurea. Però stavolta ci sono ben due concorsi - due! - che si adattano al mio profilo e decido di tentare. Anche perché il sogno di un posto in Regione, per quanto sia cosciente che non corrisponde a realtà, funge da valvola di sfogo immaginaria e mi aiuta a superare lo stress quotidiano.
Aggiorno il curriculum, costringo mia madre a ripescare la carpetta con i diplomi dal fondo dell'armadio, raccatto tutto il raccattabile per fare punteggio e sono pronta. Passo da momenti di assoluto ottimismo a momenti di pura disillusione – il più delle volte nell'arco di dieci minuti – ma sono decisa ad andare avanti per non pentirmi in seguito di non averci nemmeno provato.
Quando porto le domande all'ufficio protocollo il tizio che le ritira le butta su di una pila di altre domande. In uno dei miei momenti di disillusione telefono a Piero segnalandogli che mancano solo quattro giorni alla data di scadenza e ci saranno già almeno seicento domande. La misurazione è fatta ad occhio ed ovviamente è sbagliata.
A maggio deve essere pubblicata la convocazione per la selezione del primo dei due concorsi, e puntuale esce la seguente comunicazione:
"...si informa che sono pervenute n. 5.725 domande di partecipazione. Considerato l’elevato numero di domande pervenute sono attualmente ancora in corso le fasi preliminari di istruttoria ed informatizzazione dei dati."
In pratica hanno bisogno di altri due mesi per decidere cosa fare e come organizzare il concorso, che a questo punto prevederà una prova in più di preselezione.
Le graduatorie di questo concorso hanno validità di tre anni e mi cullavo nell'illusione che se fossi rientrata nei primi cento potevo sperare in una chiamata, magari fra tre anni. Purtroppo una delle leggi che sto studiando per poter accedere determina che dalle graduatorie di un concorso regionale non si può attingere in numero superiore a quattro volte tanto i posti previsti inizialmente. Pertanto o arrivi nei primi quarantacinque o ciccia (i posti disponibili sono nove).
Con cinquemila e settecento iscritti mi metto il cuore in pace: la partecipazione al concorso è fatta per avere il diritto di dire "ci ho provato", ma non ho speranze di rientrare nella rosa dei primi quarantacinque. Se per pura congiunzione cosmica riuscissi ad avere un ottimo punteggio nelle prove, la valutazione dei titoli è comunque bassa.
Mi dico che c'è sempre il secondo concorso, che essendo più specialistico avrà un numero inferiore di iscritti. Ho ragione: le domande presentate per il secondo corso sono solo 4.234 per otto posti disponibili. Però il secondo concorso è quello degli amministrativi, che sono più organizzati, ed infatti hanno già prenotato il palazzetto dello sport per procedere alla prova preselettiva a cui sono ammessi 4.199 candidati. Uno in più e avremmo fatto numero tondo.
Così mi metto sotto nello studio della contabilità pubblica per avere l'onore di superare la preselezione ed accedere al concorso vero e proprio. Continuo a passare fra ottimismo e pessimismo; la preselezione è un test a crocette ma la prova scritta vera e propria del concorso è un trattato e pertanto valutabile discrezionalmente, e già questo fa pensar male riguardo al fatto che i posti siano già tipo... quasi assegnati.
Ma come ho già sentito dire più volte: comunque vada, è tutta esperienza fatta.