A MORNING GLORY IN RICCIONE
Nov. 27th, 2007 09:26 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Anche quest'anno mi decido, un po' all'ultimo momento, di fare un salto alla Reunion; mentre il mio spirito guida, , essendo reduce da un congresso, decide bene di starsene a dormire.
Scelgo di andare il sabato, così il giorno prima faccio benzina e mi preparo il percorso; stampo pure la cartina dei pressi del Centro Congressi: il pezzo più difficile è riuscire a trovare il lungomare una volta usciti dall'autostrada, impresa che mi sento pronta ad affrontare.
Sennonché venerdì sera mio padre si imparanoia sul fatto che ci sono gli ubriachi per strada e che la macchina non è affidabile (soltanto perché guido una Panda della tenera età di 15 anni). Risultato, mi decido per il treno. Gli orari non mi soddisfano al cento per cento ma solo perché detesto cambiare piani all'ultimo momento. La stazione dista più di quarantacinque minuti a piedi dal centro congressi ma una luuuunga passeggiata sul lungomare non è poi una cattiva idea. Nella mia ingenuità di cittadina vedo già il pallido sole novembrino riflettersi sulle onde ed i gabbiani volare leggiadri nel cielo.
Gli orari del treno mi costringono ad una levataccia ma almeno arriva in perfetto orario. Esco baldanzosa dalla stazione e vengo investita da una raffica di pioggia. Il progetto della camminata inizia a naufragare molto velocemente. Piano B: prendere l'autobus. Imbocco la prima strada che porta verso il lungomare ed incontro subito il piazzale con le pensiline e le fermate. Però, già che sono qui, una sbirciatina al mare gliela devo dare, vuoi che vengo a Riccione senza vederlo almeno una volta?
Giro l'angolo e per la prima volta mi ritrovo in uno spiazzo aperto. Il vento mi respinge indietro con una risata diabolica. Tento di avanzare ma il cappuccio ella giacca rema decisamente contro. Non sento il verso dei gabbiani, ma nel caso stiano facendo dei versi li fanno a me e sono di scherno.
Per qualche inspiegabile congiunzione astrale, il tragitto in autobus fila via anche troppo liscio, alla faccia del sito criptico e semi-fantasma dei trasporti di Rimini. Riesco a prendere l'autobus giusto, non ho difficoltà a fare il biglietto, la fermata a cui devo scendere è davanti al centro congressi.
Entro alla Reunion in orario perfetto: stanno giusto aprendo i battenti in quel momento. Ho già intravisto alcuni volti noti tra i quali Gennarus e gentile signora che stanno uscendo dall'ascensore a carponi sulle occhiaie: "Ci dobbiamo ancora finire di svegliare… ieri abbiamo fatto un po' tardi."
Fra i saluti e le foto di rito agli orpelli d'arredamento, la giornata in Reunion passa come… una normale giornata in Reunion fino a che non arriva l'ora del pranzo. Non soggiornando in albergo (la mia è una toccata e fuga) non mi unisco agli altri nella sala ristorante ma parto alla ricerca di un minimarket che è solo nella mia testa: me lo ricordavo dallo scorso anno ma forse sbaglio evento e località.
Mentre passeggio attorno al centro congressi mi accorgo che non sorge proprio in una bella zona. Nel giro di cento metri ci sono almeno tre edifici in rovina. Vuoi vedere che il centro congressi alimenta la sua splendente kitscheria succhiando le energie vitali degli edifici circostanti?
Vuoi vedere che forse è ora di trovare un posto in cui mangiare perché inizio a pensare cose cretine?
In alternativa al minimarket opto per una pizzeria, stavolta sono sicura è qui a Riccione ma è più lontana di quanto ricordassi, desisto prima di arrivarci perché incontro sulla mia strada uno di quei locali sul lungomare che vanta nell'insegna la Vera Piadina Romagnola, ed è l'unico incontrato finora che sia aperto. Il freddo mi stimola l'appetito: ordino sia la piadina sia la bruschetta. Nella mia mente di turista fuori stagione mi immagino una bruschetta calda e croccante ed una piadina da leccarsi i baffi. Quello che mi arriva è una piadina da bar dell'aeroporto, per non parlare della bruschetta… La piadina non è cattiva ma di sicuro non è la Vera Piadina Romagnola tanto vantata nell'insegna; in quanto alla bruschetta appena l'assaggio sento subito una punta acidina. No, dai, il pomodoro è un po' acido, penso. Poi guardo meglio e non è pomodoro: è conserva! Ci hanno messo la conserva sulla bruschetta, al posto del pomodoro, perché? Soltanto perché siamo in novembre e fa un freddo cane? Soltanto perché quando sono entrata chiedendo "Siete aperti?" ci hanno dovuto pensare su per trenta secondi prima di dirmi "Sì" perché erano troppo stupiti di avere un cliente? Ma stiamo scherzando? La conserva sulla bruschetta? Neanche ad un tedesco gli sarebbe mai venuto in mente. E io dovrei pagare quattro euro 'sta roba.
Il gestore del locale arriva a sparecchiare e mi fa la domanda di rito: "Tutto bene?" Io lo guardo dritto negli occhi e rispondo: "Sì, grazie." Con voce flebile. Sono decisamente il numero 9 (vedere post precedenti per capire l'affermazione).
Uscendo dal locale incrocio un tizio che sta entrando e che mi guarda con espressione come se stesse per domandarmi "Chi sei? Che ci fai qui?" stile vecchietto del condominio quando adocchia un estraneo curiosare nei paraggi; ma poi sembra ricordare che il locale aveva dei clienti un tempo, e tira dritto.
Fuori fa sempre un freddo boia ma il vento è calato e decido di ritentare: vado in spiaggia. Cocciuta come una turista ingenua che si crede che andare a vedere il mare d'inverno sia una cosa facile. La spiaggia è deserta, il cielo coperto e il freddo è pungente. Però la spiaggia così non l'avevo mai vista prima, l'atmosfera sembra sospesa, interrotta solo dai gabbiani che passeggiano sul bagnasciuga ed un cane che corre libero. Un paesaggio veramente bello. Camminare sulla sabbia fa sentire un po' colpevoli come camminare sulla neve appena caduta, rovinandone la superficie.
Scelgo di andare il sabato, così il giorno prima faccio benzina e mi preparo il percorso; stampo pure la cartina dei pressi del Centro Congressi: il pezzo più difficile è riuscire a trovare il lungomare una volta usciti dall'autostrada, impresa che mi sento pronta ad affrontare.
Sennonché venerdì sera mio padre si imparanoia sul fatto che ci sono gli ubriachi per strada e che la macchina non è affidabile (soltanto perché guido una Panda della tenera età di 15 anni). Risultato, mi decido per il treno. Gli orari non mi soddisfano al cento per cento ma solo perché detesto cambiare piani all'ultimo momento. La stazione dista più di quarantacinque minuti a piedi dal centro congressi ma una luuuunga passeggiata sul lungomare non è poi una cattiva idea. Nella mia ingenuità di cittadina vedo già il pallido sole novembrino riflettersi sulle onde ed i gabbiani volare leggiadri nel cielo.
Gli orari del treno mi costringono ad una levataccia ma almeno arriva in perfetto orario. Esco baldanzosa dalla stazione e vengo investita da una raffica di pioggia. Il progetto della camminata inizia a naufragare molto velocemente. Piano B: prendere l'autobus. Imbocco la prima strada che porta verso il lungomare ed incontro subito il piazzale con le pensiline e le fermate. Però, già che sono qui, una sbirciatina al mare gliela devo dare, vuoi che vengo a Riccione senza vederlo almeno una volta?
Giro l'angolo e per la prima volta mi ritrovo in uno spiazzo aperto. Il vento mi respinge indietro con una risata diabolica. Tento di avanzare ma il cappuccio ella giacca rema decisamente contro. Non sento il verso dei gabbiani, ma nel caso stiano facendo dei versi li fanno a me e sono di scherno.
Per qualche inspiegabile congiunzione astrale, il tragitto in autobus fila via anche troppo liscio, alla faccia del sito criptico e semi-fantasma dei trasporti di Rimini. Riesco a prendere l'autobus giusto, non ho difficoltà a fare il biglietto, la fermata a cui devo scendere è davanti al centro congressi.
Entro alla Reunion in orario perfetto: stanno giusto aprendo i battenti in quel momento. Ho già intravisto alcuni volti noti tra i quali Gennarus e gentile signora che stanno uscendo dall'ascensore a carponi sulle occhiaie: "Ci dobbiamo ancora finire di svegliare… ieri abbiamo fatto un po' tardi."
Fra i saluti e le foto di rito agli orpelli d'arredamento, la giornata in Reunion passa come… una normale giornata in Reunion fino a che non arriva l'ora del pranzo. Non soggiornando in albergo (la mia è una toccata e fuga) non mi unisco agli altri nella sala ristorante ma parto alla ricerca di un minimarket che è solo nella mia testa: me lo ricordavo dallo scorso anno ma forse sbaglio evento e località.
Mentre passeggio attorno al centro congressi mi accorgo che non sorge proprio in una bella zona. Nel giro di cento metri ci sono almeno tre edifici in rovina. Vuoi vedere che il centro congressi alimenta la sua splendente kitscheria succhiando le energie vitali degli edifici circostanti?
Vuoi vedere che forse è ora di trovare un posto in cui mangiare perché inizio a pensare cose cretine?
In alternativa al minimarket opto per una pizzeria, stavolta sono sicura è qui a Riccione ma è più lontana di quanto ricordassi, desisto prima di arrivarci perché incontro sulla mia strada uno di quei locali sul lungomare che vanta nell'insegna la Vera Piadina Romagnola, ed è l'unico incontrato finora che sia aperto. Il freddo mi stimola l'appetito: ordino sia la piadina sia la bruschetta. Nella mia mente di turista fuori stagione mi immagino una bruschetta calda e croccante ed una piadina da leccarsi i baffi. Quello che mi arriva è una piadina da bar dell'aeroporto, per non parlare della bruschetta… La piadina non è cattiva ma di sicuro non è la Vera Piadina Romagnola tanto vantata nell'insegna; in quanto alla bruschetta appena l'assaggio sento subito una punta acidina. No, dai, il pomodoro è un po' acido, penso. Poi guardo meglio e non è pomodoro: è conserva! Ci hanno messo la conserva sulla bruschetta, al posto del pomodoro, perché? Soltanto perché siamo in novembre e fa un freddo cane? Soltanto perché quando sono entrata chiedendo "Siete aperti?" ci hanno dovuto pensare su per trenta secondi prima di dirmi "Sì" perché erano troppo stupiti di avere un cliente? Ma stiamo scherzando? La conserva sulla bruschetta? Neanche ad un tedesco gli sarebbe mai venuto in mente. E io dovrei pagare quattro euro 'sta roba.
Il gestore del locale arriva a sparecchiare e mi fa la domanda di rito: "Tutto bene?" Io lo guardo dritto negli occhi e rispondo: "Sì, grazie." Con voce flebile. Sono decisamente il numero 9 (vedere post precedenti per capire l'affermazione).
Uscendo dal locale incrocio un tizio che sta entrando e che mi guarda con espressione come se stesse per domandarmi "Chi sei? Che ci fai qui?" stile vecchietto del condominio quando adocchia un estraneo curiosare nei paraggi; ma poi sembra ricordare che il locale aveva dei clienti un tempo, e tira dritto.
Fuori fa sempre un freddo boia ma il vento è calato e decido di ritentare: vado in spiaggia. Cocciuta come una turista ingenua che si crede che andare a vedere il mare d'inverno sia una cosa facile. La spiaggia è deserta, il cielo coperto e il freddo è pungente. Però la spiaggia così non l'avevo mai vista prima, l'atmosfera sembra sospesa, interrotta solo dai gabbiani che passeggiano sul bagnasciuga ed un cane che corre libero. Un paesaggio veramente bello. Camminare sulla sabbia fa sentire un po' colpevoli come camminare sulla neve appena caduta, rovinandone la superficie.
no subject
on 2007-11-28 09:05 am (UTC)Per quanto riguarda il cibo, non ricordo una sola convention/reunion dove abbia mangiato decentemente...
;;
no subject
on 2007-11-28 10:12 am (UTC)Il racconto ha rischiato di farmi sputazzare sullo schermo il caffe' che stavo bevendo ("Vuoi vedere che forse è ora di trovare un posto in cui mangiare perché inizio a pensare cose cretine?" Spruzz!).
Questo non avrebbe giovato particolarmente alla mia fama in istituto.