
Ce l'ho fatta!
Sono tornata ad essere un pericolo a norma di legge!
(E posso concentrare le mie capacità d'angoscia su nuove e mirabolanti futilità.)
Le visite iniziano alle 18:00 ma il gestore della scuola guida mi aveva avvisato che potevo arrivare anche dopo perchè aveva parecchia gente prenotata. Bene, 17:25 esco dal lavoro, ma prima mi fermo alla macchinetta a prendere un caffè, non si sa mai.
Arrivo in fondo alle scale ma la macchinetta è spenta, pazienza, l'accendo e mentre aspetto che si riscaldi ne approfitto per mettere il collirio.
E poi via, verso la fermata del bus. Mentre aspetto l'autobus - il cartellone luminoso indica che sarà in arrivo fra nove minuti - decido di approfittare di questo tempo per riposarmi gli occhi, così li chiudo e li copro pure con la mano.
Testa china, mano sugli occhi umidi per il collirio sembro il ritratto della disperazione; me ne rendo conto e tento di darmi un contegno, ma ormai è un po' tardi.
Arrivo davanti alla scuola guida alle 18:20 circa, ottimo. Ma prima devo mangiare, se vado a stomaco vuoto poi magari non metto a fuoco bene. Mi infilo nel mini bar-tabaccheria lì a fianco e ordino la penultima pasta salata rimasta dalla colazione del mattino. Non è un cornetto, è una fabbrica di briciole. Quando vado per pagare, il registratore di cassa non vuole sputare fuori lo scontrino; forse in questo orario si rifiuta di stamparne uno per un cornetto, ma la voce ferma della barista lo convince a fare il proprio dovere.
Ok, entro a scuola guida. Blah, blah, il gestore mi spiega la faccenda del tagliandino da attaccare alla patente e mi dà la pratica da consegnare al medico: "Quando entri questo foglio glielo dai e lo compila lui."
Butto l'occhio e leggo il titolo di una sezione a caso: tempi di reazione a stimoli semplici. Eh? Non posso fare a meno di immaginarmi il medico che si mette a imitare il rumore di una frenata (broom, broom, screeech!) per vedere come reagisco. Scaccio l'immagine dalla mia mente.
Ho il numero venti, c'è un po' da aspettare e il gestore mi fa accomodare su un divanetto. Ne approffitto per riposarmi ancora un po' gli occhi, ma li riapro spesso, non posso fare a meno di mettere alla prova la mia vista leggendo tutti i cartelli appesi alla parete.
L'ufficio dove il medico fa le visite ha una micro anticamera che tiene cinque persone alla volta. Viene il turno dei numeri dal 15 al 20, è la mia cinquina. Ci spostiamo nella micro anticamera adiacente.
Entra il numero 15 ed inizia la visita, la parete che forma la micro anticamera è un parente povero del carton-gesso, si sente tutto!
La tipa inizia a leggere le lettere, bene, mi concentro e tento di tenerle a mente per quando sarà il mio turno. S, C, N, L, R, Z, 78... settantotto? Che razza di cartellone è? Ci sono i numeri? No! Certo che no. Mi do dell'idiota: è il codice fiscale! Non sta leggendo il cartellone per la vista, sta dettando al medico il proprio codice fiscale.
Passano due minuti e il numero 18 si alza all'improvviso dicendo: "SONO IL NUMERO 18! Devo andare al bagno, se non torno in tempo qualcuno entri al mio posto!" E se ne va.
Ci fissiamo allibiti ma prendiamo atto della cosa. Il numero 18 torna in tempo per il suo turno. Non so come si chiami di nome e forse non lo saprò mai, ma se anche un giorno la dovessi incontrare di nuovo, nella mia mente resterà per sempre: "Il Numero 18!".
La microsaletta si svuota ed anche le ultime due persone della fila d'attesa entrano. Ho solo una persona avanti a me, tra poco è il mio turno e decido di mettermi il collirio per umidificare gli occhi. Il numero 22 mi guarda come se mi stessi dopando.
E' il mio turno, alla fine, mi siedo sulla seggiolina di plastica (non è uno studio oculistico, al posto della sedia imbottita hanno una sediolina di plastica stile cinema parrocchiale all'aperto) e riesco a mettere a fuoco bene! Per i 10/10 ho bisogno di un microsecondo di concentrazione in più ma con un po' di sforzo leggo pure gli 11/10!
Il medico inizia ad indicare lettere a caso sulla parte alta del tabellone, leggo senza problemi mentre il mio cervello ripete come un mantra, dai! dai! arriva agli undici, arriva agli undici!
Il medico si ferma agli 8 decimi, e tanto basta. Mi alzo con sollievo e delusione. Nasce in me il desiderio di comprarmi uno di questi "poster oculistici" da appendermi in casa.
Il mio codice fiscale è già sulla pratica, firmo l'autocertificazione di "buona salute" e sono a posto. Niente Broom, broom, screech! (imitazione di frenata).
E' fatta, ho finito.